Aldo Moro: Quei 55 giorni che cambiarono l’Italia

Maggio 9, 2019
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Il 16 marzo 1978 sembra un giorno qualunque di fine inverno. Roma si appresta a brulicare come sempre, ma è una normalità solo apparente perchè perchè quel giovedì saraà ricordato come uno dei giorni più cupi della storia repubblicana. Alle 10,00 di quella mattina è previsto il voto di fiducia per la nascita del quarto governo Andreotti con il sostegno di una maggioranza allargata anche al PCI, portando così a compimento il cosiddetto “compromesso storico” e un governo di unità nazionale. L’On. Aldo Moro ha in programma di recarsi in parlamento per il voto, quando, in via Fani, un commando di brigatisti apre il fuoco, decimando completamente la sua scorta:le vite dei cinque agenti che dovevano proteggere la vita dello statista più importante in quel momento, cadono sotto una raffica di colpi sparati in pochi minuti. Moro, unico superstite, viene sequestrato. Poche ore dopo arriva la rivendicazione delel Brigate Rosse con la quale comunicano che il Presidente della DC è nelle loro mani. Un’ora dopo le confederazioni sindacali proclamano lo sciopero e prima di sera il governo Andreotti ottiene la fiducia. Due giorni dopo arriva il comunicato dei brigatisti che si assumono la responsabilità del sequestro di Moro e dell’uccisione della scorta. Dichiarano di volerlo processare secondo le leggi del tribunale del popolo e pubblicano una foto del prigionero. Sono i cinquantacinque giorni più lunghi della storia d’Italia, punteggiati dai silenzi e dai comunicati dei terroristi e dal drammatico dibattito tra i favorevoli alla trattativa con le BR e chi sostiene la linea dura, il tutto colorito dallo sforzo imponente delle forze dell’ordine con le operazione condotte a tappeto inutili e fuori luogo su tutto il territorio nazionale, forse per impressionare l’opinione pubblica che lo Stato è presente e mantiene il controllo degli eventi. Passano i giorni e, nonostante le lettere di Moro dietro le quali si celano richieste di aiuto e apertura alle trattative, come quella all’amico di partito Zaccagnini, nella Dc passa la linea dell’intransigenza, Andreotti e Cossiga in testa. Ogni azione per la liberazione dell’ostaggio si rivela vana e sterile fino a quel 9 maggio quando il corpo del Presidente viene ritrovato in una Reanault 4 tra via Delle botteghe oscure e piazza del Gesù, a metà strada tra la sede del PCI e quella della DC (ironia della sorte?). La vedova Eleonora qualche anno dopo lancerà la sua accusa: “Coloro che erano ai posti di comando del potere lo volevano eliminare”. Leonardo Sciascia, membro della commissione parlamentare di inchiesta sulla strage di via Fani, nel suo libro “L’affaire Moro”, scritto a caldo nel 1978, riporta una citazione di Elias Canetti: ” La frase più mostruosa di tutte: qualcuno è morto al momento giusto”.

Leopoldo Daniele